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Vorrei tu fossi qui con me

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Vorrei tu fossi qui con me

ma ho perso il conto,

tu o tante altre.

 

Insieme alle ore

ho bruciato l’incenso sugli altari dell’attesa

parla il tempo una lingua non mia:

figlio bastardo,

confine

posto da me.

 

Specchio delle cose

alabastro

punto indefinito

spazio senza pietà

indecifrabile sentenza:

non posso passare io.

 

Chop this wood

carry water

back to the source.

 

5 febbraio 2019

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 Giovanni Rossato - 09/02/2019 12:05:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

x Franca
Grazie Franca le tue parole hanno colto per davvero un punto molto importante di cui non mi ero neppure accorto in questa poesia scritta assolutamente di getto.

x Salvatore
Si, questo figlio bastardo che è il tempo ci gioca sempre scherzi davvero feroci come quel bagaglio mal riposto, e allora ti viene da chiederti se la vita è, oppure se la vita siamo noi.

x Klara
Direi proprio che ci sei arrivata da sola, il riferimento allo Zen è esatto, ho rimaneggiato alcuni versi di Van Morrison in Enlighenment nella chiusa perchè mi parevano troppo adatti, troppo belli.

 Klara Rubino - 08/02/2019 21:18:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Questa tua poesia è un enigma.
Un enigma che mi affascina cercare di penetrare.
Avrò bisogno del tuo aiuto perché la chiusa mi porta alla filosofia zen ma non la conosco nel suo significato in particolare.
"Figlio bastardo " credo tu ti riferisca al tempo.
" parla il tempo una lingua non mia"
" figlio bastardo
Confine
Posto da me"

È come se il tuo modo di percepire il tempo, ciclico, ti facesse perdere orientamento, direzionalità , ti facesse sentire estraneo al tempo del mondo, anche un po’ indifferente e conseguentemente come recluso, solo.
Si sbriciola il legno, la materia, l’ego diventa naturale un ritorno alla fonte : l’unica meta che resta.
...oh non è che ci sono arrivata da sola ? !!!

 Salvatore Pizzo - 07/02/2019 02:36:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

La chiusa trovo che sia quasi straniante, come anche il sentimento che traspare inconciliato da questi tuoi versi, mio caro Giovanni. Già dall’incipit, dalla forza della nettezza del primo verso, si coglie quanto ancora faccia male un’assenza che si è rivelata più insopportabile di quanto fosse stato possibile preventivare. Ma è così che van le cose della vita: si viaggia spesso ad altissima velocità. E quando viene naturale la frenata, ecco che il passato, come bagaglio mal riposto, arriva travolgere dilaniando la memoria...
Grazie per questi versi da me molto sentiti

 Franca Colozzo - 06/02/2019 20:00:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

"Back to the source" è quello che ognuno di noi vorrebbe fare spesso, un reset di sistema. La tua sofferenza è un ritorno al passato, che tu hai cercato di colmare di attenzioni per la persona amata, per quella figura materna che oggi tu invochi.
Ma sono certa che tu hai fatto molto per lei, solo che ogni cosa oggi appare inutile, guardando a ritroso e immaginando che altri percorsi avrebbero potuto aprirsi alla luce ottenebrata dalla malattia.
Proprio ora l’assenza brucia più di quella presenza stanca, ne so qualcosa... La tua poesia mi ricorda mia madre vecchia e malata, lasciata a volte alla sua solitudine a causa dei miei impegni di lavoro. Oggi soffro e comprendo il senso della tua poesia.
Siamo tutti sulla stessa barca alla fine!
Un caro saluto. Buona serata.

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